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LA PROMESSA DEI RACCOLTI ALIMENTARI TRADIZIONALI
Secondo i professori Henry Kendall e David Pimentel, "con la popolazione mondiale a 5,5 miliardi, la produzione di cibo è in grado di fornire una alimentazione di tipo vegetariano sufficiente per 7 miliardi di persone, con una distribuzione ideale e niente granaglie date al bestiame.Tuttavia, perlomeno 2 miliardi di persone vivono attualmente in povertà... ed oltre un miliardo in "totale povertà" convivono con la fame."

Come questi studiosi hanno dimostrato, le risorse mondiali non sono sufficienti per fornire a tutti il tipo di alimentazione basato sui cibi di origine animale che i popoli delle nazioni ricche consumano tanto avidamente. Come ex ricercatore della Banca Mondiale Robert Goodland scrive, "L'obiettivo di riuscire a fornire una dieta sana ai 2-3 miliardi di persone che ora vivono con due soli dollari al giorno, oltre che provvedere agli ulteriori 2 miliardi di persone che andranno ad aumentare la popolazione mondiale nei prossimi 20 anni, può essere raggiunto solo attraverso una dieta tradizionale efficiente."

La maggioranza della popolazione mondiale consuma già un tipo di dieta tradizionale che è fondamentalmente o interamente vegetariana. I cibi a base di vegetali offrono i metodi più sicuri, sostenibili ed economicamente vantaggiosi per porre fine alla fame ed alla malnutrizione. I cibi a base di vegetali non comportano i rischi per la salute e la sicurezza associati alla carne e agli altri cibi di origine animale. I cibi di origine vegetale richiedono molta meno terreno, acqua ed energia per essere prodotti. I vegetali che vengono tradizionalmente consumati in una regione si sono generalmente ben adattati alle condizioni agricole della regione stessa e quindi richiedono un minore uso di fertilizzanti, pesticidi ed altre immissioni costose e dannose per l'ambiente.

Le popolazioni dei Paesi ricchi devono ridurre i loro consumi di alimenti di origine animale così che un maggior numero di persone possano essere nutrite con le granaglie, il mais e la soia che ora servono per nutrire il bestiame. Allo stesso tempo, occorre dedicare più risorse alla produzione sostenibile dei raccolti alimentari tradizionali nelle nazioni a basso reddito e con deficit alimentare.

Visita il nostro archivio per consultare i risultati di ricerche, rapporti informativi, e articoli riguardanti questi temi.


I RISCHI DELL'AGRICOLTURA PER L'ALLEVAMENTO INTENSIVO DEL BESTIAME

Se siete interessati al problema della fame, del benessere degli animali, del benessere delle persone o dell'ambiente, dovreste interessarvi anche dei piani delle corporations per trasferire gli allevamenti in batteria nelle nazioni a basso reddito con la falsa scusa di alleviare la fame.
E vi spieghiamo perchè...

Gli allevamenti intensivi di bestiame causano la fame

Servono molte libbre di grano o di alimenti simili per produrre una libbra di carne. Noi potremmo sfamare il mondo già oggi se i cibi di origine vegetale esistenti fossero mangiati direttamente dalle persone invece che passare attraverso l'alimentazione animale al fine di produrre una piccola quantità di cibo da destinare al consumo di persone relativamente ricche.
I cibi di origine animale sono tra i meno remunerativi dal punto di vista costi-benefici. Richiedono più terreno, acqua ed energia per unità di proteina dei cibi vegetali. Inoltre, per la produzione di alimenti di origine animale si sprecano delle risorse che potrebbero essere usate per nutrire,con una dieta sana a base di vegetali, un numero ben maggiore di persone.
La fame nel mondo esiste oggi in gran parte perchè i metodi tradizionali di coltivazione di alimenti per il consumo locale sono stati sostituiti da ll'agricoltura su commissione(1)promossa dalle potenze coloniali.
La produzione su commissione ai fini dell'esportazione lascia le popolazioni locali vulnerabili di fronte agli alti e bassi dei mercati alimentari internazionali. Quando il prezzo del prodotto su commissione crolla, la gente non ha più soldi per comprare il cibo. La soluzione è nel ritorno ad una coltivazione sostenibile di alimenti vegetali per consumo locale e regionale. Questo non può succedere se la terra e le risorse sono dedicate alle operazioni di agricoltura intensiva per gli animali.

L'allevamento intensivo di bestiame è uno spreco di risorse importanti

La terra e l'acqua sono risorse di grande valore ovunque e sono particolarmente vitali per le nazioni a basso reddito e con carenze alimentari.
La coltivazione della soia rende 356 libbre (165 kg.circa) di proteine per acro, il riso rende 265 libbre (circa 120 Kg.) di proteine per acro, i cereali rendono 211 libbre (circa 95 Kg.) di proteine per acro, e i legumi 192 libbre( circa 87 Kg.) di proteine per acro. Al contrario, la produzione di latte rende solo 82 libbre (circa37 Kg.) di proteine per acro, la produzione di uova rende solamente 78 libbre (circa 35 Kg) di proteine per acro , e la produzione di carne rende solo 45 libbre (circa 20 Kg.) di proteine per acro con un rendimento della carne di manzo di solo 20 libbre (circa 9 kg.) di proteine per acro.

La soya richiede 2000 litri di acqua per produrre un chilo di alimento, mentre il riso ne richiede 1912 litri e le patate 500 litri per chilo di cibo prodotto. Al contrario la produzione di carne di pollo richiede 3500 litri di acqua per chilo di alimento e la produzione di carne di manzo ne richiede fino a 100.000 litri per chilo.

L'allevamento intensivo di bestiame causa l'inquinamento delle acque

Le operazioni necessarie all'allevamento su scala industriale del bestiame creano più inquinamento delle acque di tutte le altre forme di attività umana messe assieme.Gli scoli delle stalle e dei campi sui quali gli scarti vengono scaricati finiscono nei fiumi e nelle acque costiere. Anche gli scarichi provenienti dai mattatoi e dalle aziende di prima lavorazione vanno ad inquinare queste acque.
Le multinazionali vogliono ricollocare i loro impianti in nazioni a basso reddito proprio perchè vogliono evitare le regolamentazioni a tutela dell'ambiente che devono invece rispettare negli Stati Uniti ed in Europa. Contano sulla Banca Mondiale e sul FMI per essere certi di non trovarsi di fronte a regolamenti simili anche nelle nazioni a basso reddito.
L'espansione dell'allevamento su scala industriale nei paesi a basso reddito lascerebbe i cittadini di queste nazioni a fronteggiare i costi diretti di questo inquinamento. Allo stesso tempo, tutti noi saremmo danneggiati da un'accelerazione della crisi idrica mondiale.

L'allevamento intensivo del bestiame conduce alla desertificazione

Il pascolo concentrato del bestiame conduce ad una accelerazione dell'erosione del suolo, alla perdita dello strato superficiale, ad un compattamento del terreno con una conseguente diminuzione della penetrazione dell'acqua nel suolo, esaurimento delle falde acquifere e in ultima analisi, alla desertificazione. L'introduzione di queste operazioni in nazioni che già stanno fronteggiando la desertificazione condurrebbe a delle condizioni di aridità pericolosa.

Poichè la siccità è uno degli aspetti della carestia, possiamo essere certi che qualunque aumento della concentrazione di bestiame al pascolo nelle nazioni aride peggiorerà il problema della fame in quelle nazioni. Nello stesso tempo, i cittadini del pianeta soffrirebbero per un'accellerato esaurimento delle risorse idriche in tutto il mondo.

L'allevamento intensivo del bestiame è inumano

L'allevamento intensivo del bestiame comporta una segregazione di una crudeltà inenarrabile e delle procedure di macellazione che sono state condannate dalle associazioni per la protezione degli animali in tutto il mondo. Le corporations multinazionali vogliono trasferire le loro operazioni nelle nazioni a basso reddito in modo da poter evitare i pochi provvedimenti a favore degli animali che esistono negli Stati Uniti e in Europa. Questo significherebbe un trattamento ancora più crudele di un numero ancora maggiore di animali.

L'allevamento intensivo del bestiame crea povertà rurale

Poichè l'allevamento intensivo del bestiame richiede un grande investimento di capitali, le operazioni sono nelle mani di grandi corporations che pagano pochissimo i fattori e i braccianti per la loro terra e il loro lavoro. I profitti vanno ai proprietari delle corporations invece che alla gente delle aree rurali sulle quali sono dislocate. Attraverso questo processo, la ricchezza viene prelevata dal settore agricolo locale e data alle corporations straniere.

L'espansione dell'allevamento intensivo del bestiame è colonizzazione agricola

I piani delle corporations produttrici di carne, latticini e uova sono proprio nella fase finale di attuazione del processo di colonizzazione agricola. Nell'era dell'imperialismo europeo, le nazioni colonizzate furono costrette a sostituire le precedenti coltivazioni sostenibili di vegetali per il consumo locale, con vaste zone di coltivazioni su commissione per l'esportazione. Nell'era post coloniale, gli ex colonizzatori continuarono ad esercitare il potere economico sulle ormai impoverite ex colonie. Questo potere fu usato per promuovere la continuazione dell'agricoltura su commissione e anche per promuovere tecniche agricole specifiche, quali l'uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi venduti dalle corporations multinazionali. I risultati furono un ulteriore impoverimento, la fame, e il degrado delle risorse naturali.
Oggi, l'ultima fase del colonialismo agricolo veste i falsi panni della lotta alla fame. Mentre a casa loro devono affrontare la contrazione del mercato e le regolamentazioni in espansione, le corporations americane e multinazionali dell'industria della carne vogliono ricollocare le loro operazioni di allevamento in batteria nelle nazioni a basso reddito. A causa della nuova posizione favorevole alle corporations delle Nazioni Unite ed essendo finanziata dalla Banca Mondiale, la FAO sostiene i piani delle industrie della carne. In questo, la FAO è unita alla WTO- World Trade Organisation (Organizzazione Mondiale per il Commercio) e al FMI (Fondo Monetario Internazionale) che hanno entrambi usato il loro potere per costringere le nazioni a basso reddito a sottomettersi alle corporations multinazionali.

L'espansione dell'allevamento intensivo è razzismo dietetico

Un alto consumo di carne è comune solo negli Stati Uniti ed in Europa.La maggior parte delle persone nel mondo consuma una dieta che è per la maggior parte o totalmente vegetariana. Volendo vendere più prodotti e aumentare i profitti, le corporations multinazionali stanno tentando di promuovere il consumo di carne presso quei popoli che tradizionalmente non ne hanno mai consumata molta.
La carne non è un cibo sano o sicuro. La grande maggioranza dei decessi per avvelenamento alimentare nel mondo sono associate alla carne e agli altri prodotti animali. Le persone che consumano regolarmente carne e altri prodotti di origine animale soffrono di svariati problemi di salute collegati alla dieta, che vanno dalle malattie cardiache ad alcune forme di cancro.
I latticini sono anche loro problematici per molte popolazioni. Vari rischi per la salute sono associati al consumo di prodotti caseari per molte persone. Inoltre, molte persone non digeriscono adeguatamente i prodotti derivati dal latte animale. L'intolleranza al lattosio è molto più comune tra le persone di discendenza Asiatica o Africana che tra quelle di discendenza Europea. Tuttavia, le supposizioni eurocentriche sul valore del latte animale nella dieta hanno condotto a piani e progetti inappropriati nella lotta alla fame.

Visitate il nostro archivio per ricerche, rapporti informativi e articoli che riguardano questi argomenti.


PERCHE' DOBBIAMO AGIRE ADESSO

Possiamo nutrire il mondo salvando allo stesso tempo il pianeta
Potremmo avere cibo a sufficienza per tutti anche adesso, se solo tante risorse non venissero sprecate per le operazioni agricole per allevamento intensivo. Potremmo evitare l'imminente crisi idrica mondiale se solo tanta acqua non fosse sprecata e inquinata dalle operazioni agricole per l'allevamento intensivo. Dal momento che possiamo nutrire il mondo e allo stesso tempo preservare il pianeta, si rende necessario farlo sia da un punto di vista etico che di interesse personale.

La FAO ha bisogno di una spinta nella giusta direzione
L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione sostiene molti dei cambiamenti necessari per porre fine alla fame. Sfortunatamente, a causa dell'influenza della Banca Mondiale e del nuovo atteggiamento "amichevole" delle Nazioni Unite nei confronti delle corporation, la FAO non ha agito con la forza sufficente a sostegno dell'unica soluzione che potrebbe portare ad una fine rapida della fame e della malnutrizione. Quel che è peggio, la FAO adesso lavora partendo dalla premessa che la globalizzazione del commercio (comprendente l'idea che l'agricoltura dei paesi a basso reddito debba essere orientata verso il mercato) aiuterà, anzichè danneggiare, le popolazioni affamate del pianeta. Questo atteggiamento dà un supporto implicito alle corporations transnazionali che vogliono sviluppare i mercati e trasferire le operazioni di allevamento intensivo nelle nazioni povere.
La FAO deve essere incoraggiata a perseguire con fermezza le vere soluzioni alla fame nel mondo e deve essere scoraggiata dal proseguire con azioni che, in ultima analisi, finirebbero per alimentare le corporations invece delle popolazioni. La pressione delle multinazionali agroalimentari sulla FAO è molto forte. Tuttavia, anche la gente comune deve esercitare una pressione per far sì che la FAO agisca nel modo giusto. Come braccio delle Nazioni Unite, la FAO è responsabile verso i cittadini di tutto il mondo. Dobbiamo fare in modo di far sapere alla FAO che ci aspettiamo delle soluzioni reali e tempestive al problema della fame nel mondo dal vertice mondiale sull'alimentazione del 2002 e dalle attività future della FAO.

Cliccate qui per saperne di più sui progetti della Global Hunger Alliance riguardanti la FAO e il Vertice Mondiale per l'Alimentazione.
Per iniziare a lavorare con la Global Hunger Alliance, scrivete al Coordinatore presso: info@globalhunger.net


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